Almarina di Valeria Parrella

Almarina di Valeria parrella einaudi

IG: @nello_di_coste

Almarina di Valeria parrella einaudi

Perchè leggere “Almarina”?

Perché Almarina di Valeria Parrella potrebbe essere il libro di cui hai bisogno in quel momento.
Perché è un libro introspettivo che cerca di fuggire da ciò che si è e ciò che si è diventato.
Perché fa pensare a ciò che si potrebbe essere.

Vi racconto la trama, senza svelarvi nulla, e alla fine vi dico se mi è piaciuto!

Questa è una storia di ricerca di libertà e di evasione dalla solitudine.

La protagonista, Elisabetta Maiorano, donna di circa 50 anni, insegna matematica a Nisida, un carcere minorile di Napoli. È vedova da tempo ma non ha ancora superato il suo dolore, ed è sola. La sua vita è riempita dal lavoro e dall’entrare e uscire da quel carcere che fa sentire prigionieri anche chi è libero.
Almarina invece è la nuova allieva, anche lei come tutti lì dentro ha un passato difficile e pieno di ostacoli che l’hanno segnata. Fatto sta però che Almarina è speciale e riesce far breccia nel cuore della sua insegnante. Ogni giorno sembra avere sempre più senso per Elisabetta che la aiuta nello studio sperando per lei un futuro migliore. Ma Almarina ha anche la capacità, in quello spazio sospeso tra libertà e normalità, di farle tornare alla memoria quanto le sia mancato essere madre.

 Almarina di Valeria Parrella è un libro molto introspettivo, forse troppo. La protagonista è alla ricerca di risposte e soluzioni per quella che è la sua vita, ma di questa non da molti dettagli. Si perde nei ricordi in uno stile sospeso e spesso (volutamente) confuso, usando la punteggiatura in modo originale e personale. Il libro è breve e di facile lettura e mi ha fatto percepire una Napoli diversa, un mondo di mezzo, e l’odore del caffè insieme a quello del mare.

Se mi è piaciuto “Almarina”?

Vi dico  NI.
Questo non significa che sia stato un libro brutto, anzi. Credo sia un ottimo libro che però non ha incontrato il mio gusto. Da un libro con vite così intricate mi sarei aspettato più dettagli, dettagli che mancavano e questo mi ha tenuto troppo distante da ciò che si raccontava. Nonostante mi sia capitato di visitare una volta un “carcere” minorile americano, in cui i problemi erano proprio quelli su cui ironizza tristemente la protagonista, ho avuto difficoltà a far riemergere i miei ricordi e a legarli a ciò che leggevo. Anche dove sono stato io era palese la difficoltà di rapportarsi agli studenti, di finire il programma di formazione e di trovare un minimo di normalità. Perché tu da lì poi esci… loro no. Tu sei un visitatore, loro invece hanno gli occhi ancora pieni di ciò che hanno vissuto. E te lo ricordano in ogni momento.

Per concludere ci sono tanti libri che parlano di quest’argomento e voglio leggere qualcos’altro di Valeria Parrella, perché credo che abbia una scrittura che in questo libro non è venuta fuori esprimendo il suo massimo potenziale.

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